La strada del coraggio by Aili McConnon Andres McConnon

La strada del coraggio by Aili McConnon Andres McConnon

autore:Aili McConnon, Andres McConnon [Aili McConnon, Andres McConnon]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: sport
editore: 66THAND2ND
pubblicato: 2013-05-21T22:00:00+00:00


11. Les Macaroni

24. Gino con il compagno di squadra Giovanni Corrieri in un raro momento di riposo durante il Tour de France.

La pianificazione del Tour de France iniziò nei primi mesi del 1948 e subito cominciarono anche le speculazioni sul nome del capitano della squadra italiana. «Un gran discutere, un gran scrivere, un gran giocarci dentro» ha raccontato Gino. Quando il suo nome emerse come favorito, essendo stato l’ultimo a portare alla vittoria la squadra italiana in terra di Francia, Fausto Coppi non tardò a rendere nota alla stampa francese la sua delusione: «Vorrei davvero partecipare, ma preferirei correre contro Bartali e non con lui, per ragioni che sicuramente capirete». Dopo averlo battuto in diverse occasioni, tra cui il Giro d’Italia, a Coppi sembrava di aver provato a sufficienza che non era più il domestique di nessuno, tantomeno di Gino. Per altri che la vedevano in maniera diversa, la reazione di Coppi era l’ennesima plateale dimostrazione della rivalità che correva tra lui e Gino. Tuttavia, quando la scelta di Gino fu definitiva, la decisione di Coppi di rinunciare al Tour spiazzò molti appassionati. Il suo debutto alla Grande Boucle, rinviato di un altro anno, sarebbe avvenuto alle sue condizioni.

Non avere Coppi come gregario fu un brutto colpo, e anche più difficile risultò completare i ranghi della squadra. Finita la guerra erano pochi i ciclisti che, dopo le belle prove degli anni precedenti, erano tornati a competere ad alti livelli. E molti dei più giovani, la nuova generazione, erano diventati professionisti dopo due sole stagioni. Era inevitabile, quindi, che si fosse creato un vuoto nel processo di crescita dei talenti, così il bacino di riserve al quale attingere per completare la squadra risultava piuttosto esiguo. L’organico definitivo lasciava pochi dubbi: a parte Gino, solo un altro corridore aveva già disputato il Tour.

Non meno spinosa era la questione del commissario tecnico. Gino andò da Costante Girardengo, che l’aveva seguito nel Tour del 1938, chiedendogli di guidare la squadra in Francia. Girardengo ci pensò seriamente, ma aveva cinquantacinque anni e si considerava troppo vecchio. Rifiutò quindi l’offerta, accompagnando il suo no con un monito piuttosto esplicito: «Sono passati dieci anni – sono tanti». Senza Girardengo e senza Coppi, Gino e la Federazione ciclistica italiana dovettero usare un po’ di fantasia. E infatti come commissario tecnico chiamarono Alfredo Binda, il bizzoso ex campione che era stato un idolo di Gino ragazzo.

Perplessa per gli ultimi sviluppi, la stampa sportiva italiana voleva correre ai ripari e salvaguardarsi. Da un lato era fuor di dubbio che tutta la nazione aspettava l’evento con grande interesse: Guido Giardini, per esempio, scrisse che in Italia tutti «non pensavano che al Tour». Dall’altro, però, c’erano gli editori che, con i risicati budget del dopoguerra, non volevano rischiare di investire troppe risorse in una causa persa e agirono in conformità al loro vile pessimismo sulle possibilità di Gino: a conti fatti, per coprire il Tour furono inviati in Francia solo quattordici giornalisti italiani, di contro ai circa cinquanta del Belgio, che contava assai meno abitanti e dunque meno lettori, e ai duecento della Francia.



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